Attualità

Lorenzo Spina Diana, un operatore turistico che non si arrende e rilancia il “Sistema Gargano”

Quarant’anni di turismo “convulso” in questa terra hanno letteralmente trasformato il sistema economico del Gargano, passando da un’economia rurale in declino, a causa di processi di sviluppo mai pienamente realizzati, già con l’Unità d’Italia, ad un sistema turistico-economico più virtuoso, che ha consentito a ben due generazioni di imprenditori di investire i propri risparmi e i propri capitali in un modello di ospitalità apprezzato in tutto il mondo. Il Gargano ha assunto così, nel tempo, una funzione trainante nell’economia della Puglia, attraverso lo sviluppo turistico, nato negli anni ’60, ad opera di alcuni imprenditori illuminati del Nord. Sugli esempi di Enrico Mattei, dei Rusconi e dei Di Marca altri capitani hanno avuto il coraggio di investire, fortemente ispirati da coloro che avevano creduto “a prima vista” nelle bellezze naturali del territorio. E se il Gargano continua ad essere la prima destinazione turistica pugliese, per numero di presenze, e Vieste la sua regina, lo si deve principalmente alla capacità delle imprese di rimanere competitive sul mercato.

Oggi, la lotta al Covid-19 rappresenta la nuova sfida degli operatori economici, non solo turistici e non solo del Gargano. Le imprese sono ad un bivio epocale: intraprendere la strada dell’innovazione, dimostrando di avere le capacità per rimanere sul “pezzo”, oppure discendere la via del vittimismo, aggrappandosi agli aiuti di Stato (ammessi e non concessi) e alla indulgenza della politica fiscale locale.

Da più punti di vista la osserviamo, la crisi generata dal Coronavirus ha mostrato, oltre alle innumerevoli difficoltà, le opportunità insite in modalità alternative di gestire il lavoro e l’economia. Occorre condividere costantemente le nostre esperienze, occorre lavorare insieme per arrivare a costruire un nuovo modello di ospitalità, che ci aiuti a tenere in piedi le nostre aziende e, con esse, le famiglie dei nostri collaboratori. Per fare questo, abbiamo bisogno di una risposta unitaria. “E’ assolutamente necessario fare sistema” – avrebbe detto il nostro compianto Carlo Nobile.

In che modo?

Occorre preliminarmente recepire i necessari protocolli di sicurezza da parte degli enti preposti, per capire come adattare al meglio il nuovo modello, e solo all’esito di questo studio potremo essere in grado di valutare il nostro prodotto; capire cioè se lo stesso avrà ancora un valore apprezzabile di mercato, se conoscerà invece un periodo di recessione o se sarà svilito al punto tale da generare una domanda insufficiente.

Dobbiamo essere in grado di ricevere le nuove istanze provenienti dalla clientela con risposte concrete, perché le loro esigenze stanno cambiando. La scelta della destinazione turistica non dipenderà più soltanto dalle bellezze naturali del nostro territorio, ma anche dalla efficienza organizzativa delle nostre aziende, cioè da quanta sicurezza e tranquillità saremo in grado di trasmettere ai nostri ospiti. Per questo dovremo lavorare intensamente per acquisire le certificazioni di qualità e di sicurezza per le nostre aziende, reimpostando l’organizzazione di lavoro e implementando le strutture di tutti gli strumenti e i servizi necessari per garantire la sanificazione dei luoghi, il distanziamento sociale e, in generale, un livello igienico-sanitario più elevato ed adeguato alle esigenze dei giorni nostri.

Tutto questo, però, non basterà per sostenere la domanda e il prezzo. Per fare questo, per evitare cioè che si faccia un ricorso scellerato alla sola leva del prezzo, pericolosissimo espediente in termini di sostenibilità dei nostri conti economici, sarebbe più indicato che la qualità e la sicurezza delle nostre aziende  – in attesa delle certificazioni ufficiali – venissero riconosciute direttamente dal consumatore, magari attraverso quella formula, tanto vecchia nel commercio quanto innovativa  nel turismo, del “SODDISFATTI O RIMBORSATI”.

Ed è proprio qui che entra in gioco il SISTEMA GARGANO!

Per far si che la formula arrivi al mercato appare convenevole che la stessa venga adottata da tutti,  per consentire ai consorzi, alle associazioni di categoria ed agli enti locali e regionali di inserirla in una campagna promozionale di  livello nazionale, nella quale l’utente finale resterà inevitabilmente impressionato da questa straordinaria opportunità. In concreto, diamo la possibilità a tutti gli ospiti di godere di un giorno di prova, di giudicare direttamente i livelli di convenienza e di sicurezza raggiunti nelle nostre strutture e di poter scegliere, entro le 24 ore, se restare pagando l’intero soggiorno prenotato o andare via perché insoddisfatti.

In fondo, non possiamo non ammettere che la vera certificazione di qualità la conferisce il cliente. Pertanto, se cominciassimo a mettere al centro di tutto il nostro ospite, dovremmo a maggior ragione comprendere che lo “scudo” che stiamo invocando, rispetto alla crisi attuale, non è per noi che dobbiamo concepirlo, bensì per i nostri ospiti, i quali andranno “protetti” da un sistema di qualità che garantisca loro concretamente ciò di cui davvero hanno bisogno.

E a proposito di scudo (come potremmo suggestivamente definire l’opera di strutturazione di quelli interventi che saranno necessari per rilanciare le imprese), l’ultima riflessione vorrei rivolgerla ai nostri rappresentanti politici regionali e locali.

Lo Stato centrale adotta, ormai da troppo tempo, un sistema fiscale unico per l’intero comparto turistico, ma è evidente ai più che all’interno dello stesso settore operino in diverse condizioni soggetti diversi, ovvero gli operatori del turismo culturale e quelli del turismo balneare, quest’ultimi ingiustamente penalizzati non solo dalla stagionalità del segmento leasure rispetto alle città d’arte, ma anche dalla carenza di infrastrutture rispetto alle destinazioni del nord. Ritengo sia arrivato il momento, mai propizio come quello attuale, di rappresentare al Governo nazionale non tanto il bisogno di ricevere benefit finalizzati allo stato di necessità del momento, in quanto non è di elemosina che ci si può attrezzare per pianificare il futuro del turismo balneare. Sento parlare di buoni vacanza, di crediti d’imposta e di altre misure utili al rilancio delle imprese turistiche, ma non posso evitare di immaginare che, in un futuro non tanto lontano, lo Stato tornerà ad adottare politiche di maggiore pressione fiscale, per far fronte al clamoroso incremento del debito pubblico. Ed è appunto per questo che occorre cominciare a discutere in una visione più ampia di quella attuale, invocando con tutte le forze un sistema fiscale più equo per il nostro settore, un sistema che tenga conto delle disuguaglianze fra i diversi comparti, un sistema che aiuti le imprese a salvaguardare la propria remuneratività, a favore dell’occupazione e della liquidità necessaria per affrontare le nuove sfide che ci attendono.

Lorenzo SPINA DIANA

Un operatore turistico che non si arrende

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