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C’è anche Vieste nella proposta quale paradiso fiscale made in Sud per i pensionati esteri

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Amalfi, Capri, Taormina. Ma anche Vieste, Santa Teresa di Gallura o Alberobello. Saranno questi il sogno (non più proibito) di una moltitudine di anziani di tutto il mondo? Non è da escludere, perché ora, all’incanto naturale dei luoghi, si è aggiunta una interessante variabile fiscale che li ha trasformati in potenziali paradisi fiscali. Tutto nasce con una norma che il senatore leghista Alberto Bagnai è riuscito a far inserire nella legge di Bilancio 2019 e che consente, a chi è residente in uno dei 98 paesi con i quali l’Italia ha stipulato un accordo contro le doppie imposizioni (e tra questi quasi tutti i paesi europei), di trasferire la residenza in Italia dove, per cinque anni, potrà pagare un’imposta pari al 7% dei redditi dichiarati o, in alternativa, un’imposta in misura fissa pari a 100 mila euro l’anno. Ovviamente sostitutive di tutte le imposte sui redditi che avrebbe dovuto versare nell’ex paese di residenza. L’agevolazione fiscale è applicabile anche a cittadini italiani purché residenti all’estero da almeno cinque anni (quindi, emigranti che desiderano ritornare in Italia), ma vale soltanto per chi decide di trasferirsi in uno dei 2.355 comuni del Sud con meno di 20 mila abitanti. L’obiettivo, evidentemente, è quello di ripopolare borghi che altrimenti, a causa della denatalità, dell’emigrazione e soprattutto della scarsità delle prospettive economiche, rischiano la desertificazione. Nuovi residenti, soprattutto se dotati di pensioni o di patrimoni medio-alti, significa infatti dare nuova linfa al settore immobiliare, ai servizi, al commercio e così via.

Non si tratta di un’idea particolarmente originale. Anzi sembra proprio essere una copia (meno coraggiosa) di un’analoga iniziativa avviata dieci anni fa dal Portogallo con risultati molto interessanti. Il paese lusitano ha infatti offerto, a chi si trasferisce lì, un’esenzione fiscale completa per la durata di dieci anni. In questo modo ha attratto in pochi anni 80 mila pensionati. E tra questi, 5 mila italiani. E non c’è solo il Portogallo: la competizione fiscale per attrarre ricchi stranieri è piuttosto affollata. La Bulgaria per esempio offre l’esenzione totale, così pure il Sudafrica, Cipro un’aliquota del 5%, la Romania del 10%. E bisogna considerare che tutti questi paesi hanno un costo della vita molto inferiore a quello italiano: in Portogallo è più basso del 26%, in Sudafrica del 35%, a Cipro del 24%, in Romania addirittura del 43%.

Tuttavia la variabile fiscale e quella legata al costo della vita, soprattutto a una certa età, non sono certamente le uniche che vengono prese in considerazione. Altrettanto importanti sono per esempio il clima, le bellezze naturali e artistiche, l’accoglienza da parte dei residenti, la disponibilità di cure mediche, la sicurezza. Resta il fatto che, da qualche anno, si stanno costituendo in diverse località del globo comunità di connazionali in pensione che cercano di mettere a profitto tutti questi fattori. Ci sono addirittura agenzie specializzate nel supportare chi ha deciso di trasferirsi all’estero

 La detassazione introdotta in Italia deve confrontarsi quindi con concorrenti agguerriti. Ma se è vero che il trattamento concesso dal fisco italiano non è il più conveniente in assoluto è anche vero che il Belpaese dispone di attrattive uniche al mondo, tanto da poterlo collocare, in molti casi, in cima alla lista dei desideri dei ricchi cinesi, russi, americani o tedeschi. Perciò non è escluso che nel giro di qualche anno misure come questa riescano a rivitalizzare borghi del Sud altrimenti destinati allo spopolamento. Ci vorrà del tempo: anche lo sconto fiscale concesso dal Portogallo ha dato i suoi frutti solo a distanza di qualche anno. Tuttavia una misura analoga, come quella del cosiddetto rientro dei cervelli, ha già prodotto risultati interessanti: la norma che si proponeva di agevolare il rientro dei lavoratori di alto profilo grazie alla detassazione del 70% dei redditi prodotti in Italia è stata utilizzata nel 2017 (quando lo sconto fiscale era inferiore) da 3.700 persone, per un ammontare medio lordo di 126 mila euro di reddito.

Sarebbe un bel paradosso se una disposizione, fortemente voluta da un senatore leghista eletto in Abruzzo, riuscisse a rivitalizzare il tessuto economico del Sud più di quanto fatto negli ultimi 50 anni dalle tante casse per il Mezzogiorno.

Autore: Marino Longoni mlongoni@class.it –  (fonte: ItaliaOggi)

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