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Quel nauseabondo odore dell’ex depuratore di San Francesco a Vieste

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LETTERE IN REDAZIONE

I residenti di Punta San Francesco, nella zona più suggestiva di Vieste non ce la fanno più. Da anni denunciano le esalazioni e il cattivo odore che promano dalla pompa di sollevamento delle acque fognarie dove un tempo c’era il depuratore Cittadino. Ma la loro voce, al momento, non viene ascoltata da nessuno. «Qui c’è un grave rischio per la salute pubblica», si legge in una recente petizione, ennesimo ten­tativo, per sollevare, un caso che dicono essere stato sot­tovalutato. Da anni l’impianto versa in una situazione di «degrado» causato dallo «stato di abbandono» dell’impianto.

La vicenda affonda le radici ai primi anni Ottanta quando si decide di realizzare il depuratore cittadino in una delle zone più suggestive della zona. Anni dopo il depuratore viene spostato fuori dal centro Cittadino, ma i, problemi non fi­niscono per residenti e proprietari di seconde case che qui hanno o deciso di creare il proprio buen retiro. Al posto del depuratore viene realizzata una pompa che solleva le acque fognarie per trasportarle sino al nuovo depuratore. Dopo il trattamento, le acque tornano indietro verso Punta San Fran­cesco prima di incanalarsi in una condotta sottomarina per lo smaltimento definitivo. Il 2011 è l’anno più buio. La pom­pa si rompe e per i residenti sono davvero guai. L’impianto viene riparato, ma denuncia­no, le cose non cambiano. Il più attivo tra i residenti è un ba­rese che da anni vive a Milano che si rivolge anche alla ma­gistratura. La Procura di Foggia, per la verità, non è l’unica ad essersi occupata della vicenda. Arpa, Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, Asl, Capitaneria di porto di Bari, Comune di Vieste, Acquedotto pugliese costituiscono la lunga catena dei controlli su una materia così complessa qual è l’ambiente. Prendiamo l’in­chiesta penale. La Procura di Foggia chiede l’archiviazione. Il giudice condivide l’opposizione presentata dal Cittadino ba­rese di origine, viestano di adozione, e ordina nuovi accertamenti che, però non approdano a nulla, Non ci sono elementi per esercitare l’azione penale. Questa la conclusione cui si giunge non prima di una istanza di avocazione del procedimento presentata alla procura generale di Bari. Ma agli atti ci sono le preoccupate note dell’Ufficio circondariale marittimo di Vieste e dell’ Arpa. L’agenzia regionale dal 2007 parla più volte di una «precaria situazione ambientale cau­sata dalle emanazioni di odori nauseabondi derivanti dalla cattiva gestione dei locali» che ospitano l’impianto. L’Arpa, in particolare, scrive al Comune di Vieste, proprietario dell’im­pianto e all’ Aqp, gestore, sollecitando interventi opportuni per «eliminare questo annoso problema e il persistere di situazioni di disagio stante l’importanza del sito (Punta San Francesco) anche ai fini turistici e le ripercussioni che po­trebbero derivare sotto l’aspetto igienico-sanitario». Per gli esperti dell’agenzia regionale dell’ambiente la pom­pa di sollevamento funziona male e non è sistemata in modo tale da evitare cattivi odori che, in alcune giornate, scon­finano da San Francesco per invadere l’intero centro storico di uno degli angoli più suggestivi della nostra regione. Ma i residenti dicono che nulla è stato fatto.

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