Di seguito, vi proponiamo un breve ricordo di don Pasquale Vescera, rettore della chiesa di San Francesco e instancabile sostenitore della causa di beatificazione di don Antonio.
“Il Servo di Dio, Antonio Spalatro, 68 anni fa esce da questa vita lasciando una scia luminosa non ancora pienamente esplorata.
La vigilia della sua ordinazione sacerdotale aveva scritto: “Fate che la mia immolazione sia vera, fate Gesù, che soffra, che ogni gioia della terra diventi amara” (diario, 14 agosto 1949). Questa luce abbagliante rivela la sua esistenza sacerdotale come dono d’amore confitto con Cristo sulla croce.
Sul martirio d’amore, Tommaso Becket afferma: “Un martirio non è un disegno d’uomo perché il vero martire è colui che diventa strumento di Dio, che ha perduto la sua volontà nella volontà di Dio. Non perduta, ma trovata perché ha trovato la libertà nella sottomissione a Dio. Il martire non desidera più nulla per se stesso, neppure la gloria del martirio” (Tommaso Becket in “C’era un ragazzo prete”, pag. 211).
Tutto il diario del Servo di Dio é una testimonianza d’amore come risposta alla sublime chiamata sacerdotale. Poche righe ci fanno scoprire la sottomissione della sua volontà al disegno di Dio: “Debbo chiedere al Signore d’essere dimenticato, abbandonato in un angolo della diocesi, trascurato” (Diario 30 nov. 1948). A conferma, si impone di “scegliere sempre l’ultimo posto, dovunque c’è possibilità di scelta. Senza affettazione, con costanza” (1 dic. 1948).
Negli ultimi giorni, circondato da pochi fedeli, mentre essi rispondono alla litania: “Ora pro nobis”, egli sussurra: “Ora mia”. Il suo letto é la Croce che lo unisce all’ora di Cristo che dona la vita per amore”.
don Pasquale Vescera
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