Cinque arresti, 11 indagati e 10 aziende sottoposte a controllo giudiziario: coinvolta moglie del prefetto Di Bari
C’è anche la moglie del prefetto di Mattinata, Michele Di Bari, dal 2019 capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione al Ministero dell’Interno e da poche ore dimissionario, nell’operazione anti-caporalato coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia e condotta dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Manfredonia e da quelli del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Foggia. La donna è stata sottoposta all’obbligo di dimora.
Braccianti sfruttati, costretti a lavorare per pochi euro dalla mattina alla sera: 16 misure cautelari personali e 10 aziende sottoposte a controllo giudiziario nel Foggiano. Al vaglio degli inquirenti le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti numerosi braccianti extracomunitari provenienti dall’Africa, impiegati a lavorare nelle campagne della Capitanata, tutti “residenti” nella nota baraccopoli di Borgo Mezzanone dove insiste un accampamento che ospita circa 2000 persone, che vivono in precarie condizioni igienico-sanitarie e in forte stato di bisogno
I nomi sono finiti nelle carte dell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia e condotta dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Manfredonia e da quelli del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Foggia. L’indagine, attiva da luglio a ottobre 2020, avrebbe fatto luce su un sistema illegale di selezione, reclutamento, utilizzo e pagamento della manodopera messo in piedi da caporali e proprietari delle aziende, indagati per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
L’operazione contro il caporalato ha travolto anche Michele Di Bari, capo dipartimento Immigrazione dal Viminale scelto qualche anno fa da Salvini, quando il leghista era ministro degli Interni. L’ex prefetto, originario di Mattinata, si è dimesso dall’incarico alla luce del coinvolgimento nel blitz della moglie Rosalba Bisceglia.