Politica

Vieste in “Azione”, Lorenzo Spina Diana illustra gli obiettivi del nuovo soggetto politico

Assistiamo, quasi periodicamente, ad un quadro politico nazionale in costante mutazione: nuove alleanze si formano dalle ceneri delle precedenti, dando vita a coalizioni, a volte, davvero impensabili. In questo via vai di ideali (per chi ancora dà un peso a questa parola) e strette di mani che prima, invece, si guardavano bene dallo sfiorarsi, si fa strada Azione, il giovane partito fondato da Carlo Calenda, rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione Europea.
Nato un po’ in sordina, Azione, secondo le statistiche, guadagna terreno di settimana in settimana, grazie anche alla figura da molti considerata carismatica di Calenda, che dà l’impressione di essere un “cane sciolto”, non disposto a cedere nelle proprie convinzioni pur di costruire alleanze con nomi importanti che hanno iniziato a corteggiarlo, attratti dai consensi che, a quanto pare, continua a ricevere dalla gente. È da molti considerato, infatti, l’uomo giusto al momento giusto, soprattutto in una realtà complessa come quella di Roma, dove l’ex Ministro dello sviluppo economico (mandato terminato nel 2018) ha deciso di candidarsi come Sindaco alle prossime elezioni. Ad aver creduto per primo alla causa di Azione, l’Onorevole Nunzio Angiola, stimato professore ordinario di Economia Aziendale presso l’Università di Foggia. Il parlamentare di Azione ha dimostrato in questa scelta non soltanto una buona dose di coraggio, ma anche una certa determinazione nel creare i tanti gruppi territoriali, sempre più diffusi in Capitanata. Lo abbiamo, quindi, raggiunto per chiedergli di spiegarci le ragioni che costituiscono le fondamenta su cui poggiano le case-gruppo di Calenda.

Onorevole Angiola, come spiega la rapida crescita di Azione e il motore ideologico che lo muove?

Lei ha compreso alla perfezione in cosa consista il vantaggio competitivo di Azione. È il progetto politico ad essere vincente. Azione è la casa dei socialdemocratici, dei popolari e dei liberali. È il luogo dove si materializza un fronte repubblicano, antitetico rispetto ai populisti, oggi impersonificati dai 5 Stelle ormai allo sbando, e ai sovranisti di Fratelli d’Italia e della Lega.

Questo per quanto riguarda lo scenario nazionale. Sul piano europeo, invece, come definisce la vostra posizione?

Mi preme ricordare che Azione è la casa delle forze politiche che diedero vita all’Unione Europea e che, attualmente, sostengono Ursula von der Leyen. Oggi noi mandiamo in Consiglio Comunale persone a cui non avremmo affidato nemmeno la gestione della nostra piccola economia domestica. Eppure, li mandiamo a decidere quello che sarà il nostro futuro, ad amministrare le nostre vite nel luogo in cui si decidono i servizi sociali, la pulizia delle strade, l’ordine pubblico, lo sviluppo urbanistico e tanto altro ancora.

Scelte che definirebbe puntualmente fallimentari?

Li mandiamo in Consiglio Comunale per poi maledirli e pentircene il giorno dopo. Credo che la mia risposta alla sua domanda sia piuttosto chiara.

Scegliendo, invece, di votare Azione cosa cambierebbe?

Con Azione questi errori non devono più verificarsi. Per noi serietà e competenza sono, e sempre saranno, al primo posto. Nessuno sconto al riguardo.

Salutiamo l’Onorevole Angiola portando con noi ben impresse, soprattutto, l’impegno sottoscritto con le parole chiave “serietà e competenza”, da sempre invocate a gran voce, e bussiamo alla porta del gruppo Azione sviluppatosi, da qualche mese, a Vieste. Lo si potrebbe definire un po’ una creatura dell’avvocato Lorenzo Spina Diana, manager nel settore turistico, coadiuvato da un interessante ed eterogeneo team di collaboratori.

Avvocato Spina Diana, cosa l’ha spinta a sostenere e a battersi per portare avanti questo progetto?

L’ultima esperienza legata alle scorse amministrative, non lo nascondo, mi ha segnato profondamente. Al punto tale da dover prendere le distanze dalla politica, fin dal primo Consiglio Comunale. All’epoca avevo creduto fortemente nell’idea di un rinnovamento politico-generazionale, che potesse restituire alla mia città una visione più ampia della politica locale e un modello di gestione della Cosa Pubblica basato sulle competenze.

Lei ottenne un ottimo riscontro personale, cosa è successo poi, tanto da farle rinunciare al suo legittimo posto in Consiglio Comunale, nelle file dell’opposizione?

Quella fu una scelta molto sofferta e dolorosa. Purtroppo, nonostante i buoni propositi, mi accorsi troppo tardi di quanto lontano fosse dalla mia, l’idea che molti avevano di quel progetto.

Non ha pensato, in quel momento, a tutte le persone che avevano deciso di votarla, accordandole la propria fiducia?

Certo! Ero consapevole del rischio di deludere tutti quelli che mi avevano sostenuto, ma non avrei mai potuto barattare la mia idea con quella distorta che, nel frattempo, si era fatta strada. Il conflitto con me stesso è stato pesante, ma, per onestà intellettuale, ho mantenuto fede ad un patto politico stretto anni prima, patto che, per come andarono le cose, si sciolse poi definitivamente.

Cosa ha di diverso oggi la sua scesa in campo rispetto a cinque anni fa?

Premetto che quella fu un’esperienza molto utile: mi aiutò a capire i punti di debolezza ma anche quelli di forza, non soltanto del progetto in sé. Ho maturato ancora di più la convinzione che la politica non sia lo scopo, ma il mezzo. Mi viene in mente una celebre frase del ‘900, pronunciata da John F. Kennedy nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca, nel 1961: “Non chiedere cosa può fare il tuo Paese per te, ma chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese”. Ecco, il senso di questo messaggio l’ho ritrovato nel modo di intendere e di fare politica di Carlo Calenda.

Paragone ardito. Può spiegarsi meglio?

Azione è il luogo della mobilitazione, dell’Italia che lavora, studia, produce, fatica. L’Italia che cerca di trovare una soluzione ai problemi con la propria partecipazione attiva. Quella parte sana che, oltre a chiedere, dà e fa. Non potevo non subirne il fascino ed il richiamo.

Ci può illustrare i suoi progetti politici?

Intanto, cominciamo a sgombrare il campo da qualsiasi dubbio. Vieste in Azione non nasce in funzione delle prossime elezioni comunali. Il nostro è un progetto di più ampio respiro. Oggi, insieme a tanti giovani che si affacciano alla politica per la prima volta, ci prefiggiamo lo scopo di strutturare un partito nella nostra città, che sia in grado di avvicinare il maggior numero delle persone alla politica, con l’ambizione di contribuire alla  loro formazione e all’informazione per tutti. Per questo devo ringraziare, soprattutto, la mia famiglia, che mi ha garantito un’istruzione adeguata e la possibilità di scegliere sempre da che parte stare: cioè se far bene soltanto per se stessi o provare a fare qualcosa di buono anche per gli altri.

Un vantaggio quest’ultimo, indubbiamente.

Sì, è vero. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia attenta ed economicamente stabile. Questo mi ha permesso di coltivare le mie passioni, ma non mi ritengo un privilegiato, se è questo che vuole intendere. La vita non ha fatto sconti neanche a me. Sono stato educato al valore e all’importanza della fatica, intesa non soltanto come studio e lavoro, ma anche come capacità di rialzarsi dopo le cadute. È vero, sono più fortunato rispetto ad altri, ma quanti, al posto mio, avrebbero fatto le scelte che ho fatto io? Tra il fare e il non fare, ho sempre scelto di fare. A volte mi è riuscito bene, altre un po’ meno.

Le sue ultime parole mi ricordano una massima di Samuel Beckett, che recita: “Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere, prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio”. Un inno ed un incoraggiamento al non arrendersi.

Esatto, è proprio così! Lei conosce la storia di Henry Ford?

Mi sembra sia incentrata sulla stessa filosofia di Beckett.

Infatti. Fu il primo ad applicare la catena di montaggio alla produzione delle automobili, riducendo di molto i tempi e i costi di produzione. Ma, prima di tutto questo e prima di affermare il suo metodo, Ford si trovò faccia a faccia con numerosi ostacoli e fallimenti. Gli investitori non ritenevano il metodo di Henry vantaggioso, anzi, l’opposto. Nonostante i numerosi ostacoli, alla fine Ford ne uscì vincitore, avviando con successo la produzione di automobili secondo il suo metodo innovativo. Ora, come le dicevo, Azione garantisce a tutti i suoi tesserati la formazione e la partecipazione, su tutte le tematiche importanti, attraverso piattaforme di comunicazione online. Webinar e videochiamate costanti e frequenti con i consulenti ed i rappresentanti nazionali del partito, ci permettono di
approfondire le conoscenze in tutti i settori dell’economia, della politica e della società civile. Allo stesso tempo, il partito è anche il mezzo che permette di veicolare, attraverso i nostri rappresentanti territoriali, eventuali proposte da inoltrare ai tavoli tecnici nazionali. L’Onorevole Angiola, in questo senso, non ci fa mancare nulla.

C’è una parte consistente della società costituita da persone non più giovani, molte delle quali hanno difficoltà a gestire i nuovi mezzi di comunicazione. Tra i vostri obiettivi rientra anche quello di fornire un’informazione imparziale e che sia accessibile a tutti?

Abbiamo un progetto editoriale che vorremmo condividere con altri ragazzi, non solo attraverso il web, ma anche utilizzando la vecchia carta stampata, proprio per poter raggiungere gli anziani, troppo spesso isolati dai nuovi mezzi di comunicazione di cui lei parla.

In conclusione, si potrebbe definire Vieste in Azione come un gruppo basato sull’inclusività, sulla partecipazione della collettività?

Il nostro compito è, prima di tutto, quello di aiutare Azione a radicarsi e ramificarsi sul territorio, per agevolare il percorso di una nuova classe dirigente, anche politica, che sarà composta da persone che avranno dimostrato la capacità di affrontare il cambiamento, dando prova di competenza, serietà e, aggiungo, coerenza. Ecco, questo è il nostro progetto e chiunque potrà farne parte. Non vogliamo escludere nessuno, perché il nostro obiettivo non è frammentare ulteriormente il sistema politico, ma lavorare per l’unità ed il rinnovamento delle forze liberal democratiche. I temi da affrontare sarebbero ancora tanti, ma, per il momento, questo viaggio si ferma qui, in attesa della prossima tappa. Mi sembra, comunque, di aver chiarito il concetto che muove Azione: se si desidera cambiare
la realtà, bisogna che tutti diano una mano. Un’apertura, questa, che trovo piuttosto rara in un contesto politico dove l’ideologia, spesso, diventa miope tifoseria.
Lidia Cascavilla

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