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Lino Banfi: “Il mio sogno? Girare un film sui trabucchi del Gargano”

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Il Corriere della Sera, nella pagina dedicata all’estate, pubblica oggi un interessante articolo del collega Michelangelo Borrilo, con una intervista a Lino Banfi, il quale, ricordando, tra le altre cose, i sui trascorsi sul Gargano e il film “Vola Sciusciù”, girato a Vieste, confessa di avere un sogno nel cassetto, quello di girare un film sul Gargano (con sceneggiatura per gran parte già pronta e scritta dallo stesso Banfi)  e che veda protagonisti i nostri spettacolari trabucchi.

Di seguito, il testo dell’articolo apparso oggi sul Corriere-Estate.

“Come si può pescare senza saper nuotare? È una domanda a cui Lino Banfi — itticodipendente di razza, così come ama definirsi — si è dato una risposta da tempo: con un trabucco. Una risposta così convincente che nel tempo è diventata un sogno. “Sì, il mio sogno è passare la vecchiaia su un trabucco. Su un trabucco del Gargheno, perché lì, mi dicono, ci sono quelli più belli. Ma solo — sottolinea con quel sorriso malizioso che lo ha reso tra gli attori più amati in Italia — quando sarò vecchio. Non prima”.
Il Gargheno, ovviamente, è il Gargano. Quel promontorio in provincia di Foggia che, alle elementari, davanti a una cartina colorata dello Stivale, indicano come lo Sperone d’Italia. Il trabucco, invece, è un’architettura in legno, con lunghe propaggini da cui penzolano grandi reti, che ha avuto la sua età dell’oro alla metà del secolo scorso, quando ancora non c’erano le moderne flotte di pescherecci. Nati dall’esigenza di fronteggiare il mare con i piedi ben piantati per terra — come quella di un itticodipendente che non sa nuotare — i trabucchi non sono un’architettura esclusiva del Gargano. Ma nel promontorio pugliese sono molto diffusi, in particolare tra Vieste (dove se ne contano 10) e Peschici (7), laddove, per la particolare posizione geografica, il sole si può veder sia sorgere che tramontare sul mare. Una peculiarità che rende Peschici un posto da sogno. Come quello di Banfi che, in attesa di passarci gli ultimi anni della sua vita, è pronto a diventare un film. “La storia l’ho già scritta e ho individuato anche il titolo: Finalmente Libero, con sottotitolo Il Trabucco Donosor”. Con evidente riferimento al fortunato personaggio di Nonno Libero della serie televisiva di Un medico in famiglia e al Nabucco di Verdi che, originariamente, si chiamava Nabucodonosor, dal nome del re di Babilonia. “Il protagonista del film — spiega Lino Banfi — è un vecchio giudice, o un vecchio senatore. Insomma, uno che ha sempre vissuto con la cravatta intorno al collo e che, in pensione, vuole togliersela per sempre, in riva al mare. E così cerca un trabucco da acquistare e lo trova, a buon prezzo, in quello di mister Donosor, un americano innamorato del Gargano che, però, costretto a tornare negli Usa, deve lasciare la Puglia”. Per sapere come va a finire il film, occorre aspettare che qualcuno decida di produrlo.
Nel frattempo Pasqualino Zagaria, nato ad Andria e vissuto a Canosa prima di spiccare il volo verso Roma, ricorda il suo rapporto con il mare. “Può sembrare strano che un pugliese non sappia nuotare, ma ai miei tempi noi dell’entroterra ci andavamo di rado. E nell’età in cui in genere si imparava a nuotare, dagli 11 ai 15 anni, io ero in seminario. Perché dovevo diventare prete, fino a quando l’allora vescovo di Andria, Giuseppe Di Donna, non si rese conto che quella non fosse la mia strada. “La tua missione è far ridere la gente”, mi disse. E quello ho fatto». Lino Banfi non ha più imparato a nuotare, neanche da grande. «Ma mangio tutto ciò che il mare produce: cozze, cozze pelose, ricci, proprio tutto. E al mare ho girato tanti film, ne ricordo anche uno a Vieste, Vola Sciusciù. Durante le pause mi portavano sui trabucchi: ne visitai due o tre e ne rimasi affascinato”.
Il Gargano, però, non è solo trabucchi, ovviamente. Anzi, è uno dei posti italiani a più alta densità di bellezze variegate, tanto da indurre Andrea Pazienza (nato a San Benedetto del Tronto da papà di San Severo e mamma marchigiana) a reinventare la biografia di Paz in un «nato a San Menaio, Foggia, praticamente pugliese pur vivendo tra Bologna e New York». Il Gargano è il mare azzurro con le sue grotte, i faraglioni di Baia delle Zagare, il Pizzomunno di Vieste, le scogliere bianche di Vignanotica e il moderno porto turistico di Rodi Garganico. È il verde della Foresta Umbra — con una vegetazione così fitta che sembra di trovarsi nel Nord Europa e non al centro del Mediterraneo — e Monte Sant’Angelo, il paese dei due siti Patrimonio dell’Unesco. È il Parco nazionale con i suoi laghi — Lesina e Varano — le oasi protette e le Isole Tremiti. Che da Peschici si vedono a vista d’occhio, quasi a confondersi con la croata Pelagosa. Proprio di fronte a quei trabucchi trasformati, in alcuni casi, in ristoranti molto cool da cui ammirare, all’ora dell’aperitivo, il tramonto sul mare. In attesa che possa farlo anche Lino Banfi. Nella realtà, o in un film. “Perché io non so nuotare, però in compenso non so sciare, non so andare a cavallo, non so fare un chezzo, praticamente”
Michelangelo Borrillo – Corriere della Sera

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