Cronaca

Elezioni comunali – Quasi certo, si vota il 5 giugno

“Aspetto il rientro presidente del Consiglio (dagli Stati Uniti, ndr) per valutare insieme a lui la data delle elezioni. Io proporrò il 5 giugno”. Così il ministro dell’Interno e leader di Ncd Angelino Alfano, in conferenza stampa alla Camera, sulla data per le prossime elezioni amministrative, un election day che coinvolgerà, tra le principali città, Milano Roma e Napoli, ma riguarda 1300 poltrone di sindaco in ballo in tutta Italia.

“Stiamo valutando tutte le ipotesi e di escludere alcune date per rispetto a festività di alcune religioni. Il 2 giugno è giovedì – spiega ancora Alfano -. Non credo che milioni e milioni di italiani non andranno a votare perché fanno una vacanza con cinque pernottamenti. Altro che ponte, sarebbe una vacanza per ricchi, sarebbe la proclamazione definitiva dell’uscita dell’Italia dalla crisi”.

Sulla data del 5 giugno era tornata a esprimersi poco prima in modo molto negativo Giorgia Meloni, candidata a sindaco di Roma. “La data del 5 giugno è infame perché cade nel mezzo di un ponte, se il governo sceglie questa data è perché non vuole mandare la gente a votare, perché Renzi ha paura di andare a votare e di perdere e punta all’astensionismo” aveva dichiarato la leader di Fratelli d’Italia a Un giorno da pecora su Rai Radio2. “Per me – aveva aggiunto – una data utile è l’ultima domenica di maggio, la migliore è il 29 maggio, altrimenti ci sarebbe il 12 giugno, il che vorrebbe dire andare al ballottaggio il 27 giugno”.

Proprio il 12 giugno sarebbe stato bocciato, avevano già spiegato fonti della maggioranza, per la coincidenza con la celebrazione ebraica dello Shavuot (la Festa delle settimane), che cade il sesto giorno del mese ebraico di Sivan, ovvero tra il 14 maggio e il 15 giugno. Di qui il riferimento di Alfano alla esclusione di alcune date per la concomitanza con determinate festività religiose.

La data del 5 giugno – per il primo turno, il 19 per l’eventuale ballottaggio – era già circolata in via ufficiosa e la stessa Meloni aveva da subito manifestato il timore di un alto astensionismo per via dei cittadini “allontanati dal voto” con il ponte. Come Meloni, sarà deluso anche il candidato sindaco della Capitale di Forza Italia, Guido Bertolaso, che auspicava un voto il più presto possibile. Persino a Pierluigi Bersani la data del 5 giugno “sembra un po’ in là…”, dichiara all’Agi. Mentre Ignazio Larussa chiede almeno che “si voti anche fino alle 14 di lunedì. Dicono che comporta dei costi? Sono i costi della democrazia. Ho avanzato la mia proposta a esponenti del governo e mi hanno detto che ci penseranno”.

Decisamente più duro Renato Brunetta, che chiama in causa il capo dello Stato di fronte a una nuova “grave ferita alla democrazia”. “Il governo Renzi e la sua maggioranza hanno fatto la scelta del ‘non voto’ – afferma il capogruppo alla Camera di Forza Italia -. E’ insopportabile che si voti il 5 e il 19 giugno, che si voti a scuole chiuse, che si voti con tanto ritardo. E’ insopportabile questo governo e sono anche incomprensibili i comportamenti di un ministro dell’Interno come Alfano che dovrebbe garantire tutte le forze politiche. Chiedo che di tutto questo si occupi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”.

Intanto, dopo l’annuncio del ministro dell’Interno, è partita l’analisi del cui prodest?, ovvero, a chi gioverà il voto del 5 giugno. Nella partita di Milano, al Pd sarebbe convenuto accelerare l’appuntamento con l’urna almeno di una settimana, visto che gli ultimi sondaggi danno in recupero il candidato del centrodestra Stefano Parisi. Che infatti critica la scelta dell’esecutivo: “L’ipotesi del 5 giugno favorirebbe l’astensionismo. Il nostro compito è invece quello di promuovere la partecipazione democratica. La data non va bene perché è troppo avanzata e rientra nel ponte del 2 giugno, mentre si dovrebbe votare a scuole aperte. Il nostro obiettivo, quello di tutta la politica, deve essere quello di riportare le persone al voto. Mi auguro che il governo decida in questo senso”.

Molto più controversa la disfida elettorale per il Campidoglio. Dove anche un eventuale astensionismo non dovrebbe pregiudicare l’approdo al ballottaggio del candidato dem Roberto Giachetti e di Virginia Raggi del M5s, favoriti dalla frammentazione del centrodestra. (La Repubblica)

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